Astana Qazaqstan, Gianni Moscon: “Corse lunghe più adatte a me, spero di correre spesso con Vincenzo Nibali”

Gianni Moscon è pronto alla nuova avventura con l’Astana Qazaqstan. Nel 2022, il 27enne trentino cambierà squadra per la prima volta in carriera, avendo infatti sempre militato nella Sky/Ineos da quando è passato professionista nel 2016. Stagioni nelle quali sono arrivate undici vittorie e diversi prestigiosi piazzamenti (come il terzo posto al Lombardia 2017 e il quarto alla Parigi-Roubaix di quest’anno), ma nelle quali l’ex campione italiano U23 ha dovuto spesso sacrificare le ambizioni personali a vantaggio dei compagni di squadra, soprattutto in certe corse. Ora, con il passaggio alla formazione kazaka, Moscon avrà la possibilità di diventare uno degli uomini di riferimento del team, in particolare nelle classiche, e provare a ottenere quei successi solo sfiorati in passato. Durante una videoconferenza, il classe ’94 ha risposto a diverse domande, parlando del suo trasferimento e delle sue ambizioni per la nuova stagione.

Per la prima volta in carriera cambierai squadra, cosa ti ha portato a questa decisione e come è andato questo cambiamento?
Qui in Astana sono stato accolto come in una famiglia, è stato l’aspetto principale devo dire. Qui c’è un ottimo clima, con tanti atleti e menri dello staff italiani, quindi  mi sono sentito subito a casa. Penso che il clima qui sia ottimale, raramente ho visto un clima di questo tipo in passato. C’è molta coesione in questo gruppo e tutti hanno il morale giusto per fare una ottima stagione.

Alla Ineos non hai sempre potuto mostrare tutto il potenziale, dovendo dovendo per gli altri e a causa di altri problemi: quando ti guardi indietro hai un rimpianto o ci sono cose che avresti voluto fare diversamente?
Io li vedo come sei anni che mi hanno dato molto. Mi sono trovato bene in Sky prima e Ineos poi, però era arrivato il momento di cambiare. A volte bisogna cercare nuovi stimoli. La Astana mi ha mostrato fiducia e crede in me; questo è il più grande stimolo che un atleta possa ricevere. Vero che in questi sei anni non ho raccolto moltissimo in termini di risultati, ma è stata una grande esperienza e ho lavorato con grandi campioni, specialmente nei grandi giri. Questo è un bagaglio che mi porterò dietro sempre. Ho anche ottenuto bei risultati, anche se chiaramente la squadra spesso mi ha chiesto un determinato ruolo di supporto, soprattutto nei grandi giri. Incentrando la stagione su quegli obiettivi, quelle che erano le corse forse più adatte alle mie caratteristiche sono state un po’ sacrificate. Sono comunque felice di questi sei anni

Alla Roubaix malgrado quel che è successo hai reagito con molta tranquillità: senti di essere maturato negli anni o pensi siamo noi da fuori averti giudicato male?
Chi mi conosce sa come sono io. Quello che è uscito alla Roubaix è un aspetto di me e chi mi conosce veramente lo sa da sempre. Ovviamente in questi anni sono successi episodi, presentati in un determinato modo, e anche il conteso in cui mi trovavo ha contribuito a costruire una determinata immagine, che non è corrispondente alla realtà. A volte è difficile anche per i giornalisti capire realmente come è la situazione, ognuno descrive quello che sente, a volte si descrivono situazioni anche in modo sbagliato. C’è stata una serie di circostanze, ma io non sono mai cambiato, quello che avete visto alla Roubaix sono io. Ovviamente sono maturato, è naturale, ma sono fondamentalmente la stessa persona. La reazione che ho avuto alla Roubaix non sarebbe stata diversa cinque anni fa. In una circostanza del genere non te la puoi prendere con nessuno. Una foratura è sfortuna, inutile arrabbiarsi. Ci si arrabbia quando c’è responsabilità…

Come va con il problema al cuore?
Il problema è alle spalle ormai. È stato episodio durante il mondiale, quando la frequenza improvvisamente è salita durante sforzo medio, fino a 220 battiti. Ho riconosciuto una situazione anomala, quindi ho ridotto lo sforzo. Eravamo su uno strappo e mi sono sfilato. Come ho ridotto la potenza il problema è scomparso, la frequenza è tornata stabile ed è rimasta così. Negli ultimi sette anni avrò avuto sette episodi del genere; l’ultimo era stato nel 2018 e avevo già controllato, anche se il cuore era normale, in salute. C’era una piccola malformazione genetica, che in determinate situazioni può provocare una tachicardia. Dopo la fine della stagione abbiamo fatto accertamenti e ho fatto uno studio all’ospedale di Ancona. Durante lo studio in tre fasi, con una mappatura che entrava con delle sonde, poi si individuavano eventuali punti da cui potesse partire la tachicardia, poi si effettuava una stimolazione per vedere se si riusciva a provocare la tachicardia e in quel caso si procedeva eventualmente ad una ablazione. Siccome non si è riusciti a stimolare, si è capito il difetto era minimo, pertanto l’ablazione non è stata necessaria. Ora ho un loop record che registra eventuali anomalie, ma potrebbero anche non verificarsi mai più. È stato importante effettuare i necessari controlli per poter partire tranquilli.

In vista del nuovo anno, sai quale sarà il tuo calendario?
Del calendario dobbiamo ancora discutere con i direttori e preparatori. Sicuramente le classiche mi piacciono un po’ tutte, dovremo decidere con la squadra gli obiettivi del team e i miei, cercando di fare un programma compatibile con tutto quanto, per arrivare preparato agli obiettivi specifici. In passato ho fatto piazzamenti diversi, da Roubaix a Lombardia. La stagione è lunga e le corse sono tante, ma la più bella è quella che si vince. Non conta quale, ma l’importante è vincere.

Hai parlato con il nuovo CT?
Con Daniele Bennati non abbiamo ancora parlato. Siamo stati compagni di nazionale in più di una occasione. parleremo sicuramente quando sarà il momento.

Sei adatto a molte corse diverse, ma quale dei percorsi vedi più adatto a te, con tanto dislivello come Lombardia o una pianeggiante come la Roubaix? Sono inoltre tutte corse sui 250 chilometri…
Sicuramente le lunghe distanze sono i miei chilometraggi, sono un atleta che ha naturalmente molto fondo. Dopo cinque ore di corsa riesco a restare con i migliori e a volte a fare la differenza. Sono corse molto diverse, se sono in condizione posso andare bene sia nell’una che nell’altra. Sono entrambe adatte alle mie caratteristiche. Dipenderà molto da come si impronterà la stagione e dove avere il momento di forma. Ovviamente, arrivare ad entrambe le gare in condizione ottimale mi permetterebbe di fare bene in entrambe, ma chiaramente ci sono tanti fattori e bisogna anche avere la buona giornata, perché sappiamo che nel ciclismo se hai una giornata no non vai da nessun parte

Probabilmente ti ritroverai spesso a lottare con Van Aert e Van Der Poel, alla Roubaix hai mostrato che puoi batterli, pensi che anticiparli sia la chiave?
Non lo so, dipende da come si mette la cosa, tutto può succedere. Si vedrà… Certo, sono i più forti al mondo su questi terreni, ma non sono imbattibili. L’importante è avere una giornata buona, essere presenti e cogliere l’occasione. Immaginare scenari adesso è presto, ci sono tante variabili da vedere. Sono i due fari di riferimento, ma non sempre vince il più forte. A volte ci sono altre componenti e cercheremo di fare in modo di volgere le cose in nostro favore.

In squadra ora sarai con Vincenzo Nibali per la prima volta, come ti senti al riguardo?
Con Vincenzo siamo stati compagni di squadra in nazionale più volte, l’ultima occasione è stata l’olimpiade. Abbiamo un ottimo rapporto, ci siamo trovati molto bene. Ovviamente un campione del suo calibro, visto dai miei occhi… è straordinario essere al suo fianco e allenarsi e correre con lui. Ho tanta ammirazione nei suoi confronti e massimo rispetto. È un valore aggiunto averlo in squadra ed essere al suo fianco. Spero di avere tante occasioni di correre con lui perché ha molto da insegnare.

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